“Una comunità fatta di storia e di carne” quella che si raduna nella Chiesa di San Giorgio al Velabro nella quale la tradizione romana vuole la “statio”, la sosta del cammino quaresimale intorno alla memoria dei Santi Giorgio e Sebastiano: un santo di tradizione greca ed uno romano, per indicare la Chiesa che cammina nell’unità . Così ha esordito durante la solenne concelebrazione nella chiesa del suo titolo il Cardinale Gianfranco Ravasi. Dopo aver salutato i Padri Crocigeri, il Parroco e la Cappella musicale di Campitelli che anima l’Eucarestia, ha offerto una meditazione a partire dal testo del Deuteronomio che la liturgia propone nel giovedì dopo le ceneri. “Un libro tessuto di parole, con le quali, la grande guida di Israele Mosè, conclude i suoi discorsi, compendiati in una legge predicata, quasi cantata, che ha caratteristiche di interesse quotidiane”. Così il brano letto oggi costituisce : “La finale del libro del Deuteronomio la quale si fonda sulla componente decisiva morale della persona umana; non la parola non la ragione; ciò che la costituisce è il dono terribile e glorioso della libertà”. Questa ha proseguito il Cardinale Ravasi, viene descritta da due verbi. Il primo: “Amare che ha il suo significato di stare uniti e la sua immagine nell’abbraccio”. In tal prospettiva, l’assenso della fede: “Non comprende un obbligo o un precetto, ma una adesione libera e festosa; una donazione senza calcolo”. Il secondo verbo che declina l’esperienza della libertà , afferma il Cardinale Ravasi è “Ascoltare” che in ebraico indica sia il sentire che l’ubbidire ; così “l’ascolto e già obbedienza”. In questa liturgia – conclude il Cardinale- possiamo fare esperienza della liberta. “Sia lo stile fondamentale della nostra esistenza” nel quale ogni giorno occorre esercitarsi.
12 febbraio 2016
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