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Giovedì, 15 Febbraio 2018 20:15

De Donatis ai preti: “Spendiamoci di meno e doniamoci di più”

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dedonRiscoprire «l’elemosina dell’ascolto». Vivendo la Quaresima come «il tempo dell’amore» dove ci sia «più umiltà che sforzo, più Spirito Santo che propositi». È l’esortazione rivolta dal vicario di Roma Angelo De Donatis ai sacerdoti della diocesi durante la liturgia penitenziale che ha preceduto nella mattina di oggi, 15 febbraio, la meditazione del Papa a San Giovanni in Laterano.

Nell’omelia l’arcivescovo ha definito i tre pilastri della Quaresima indicati dal Vangelo come «tre medicine da prendere contemporaneamente. L’elemosina guarisce il nostro rapporto con gli altri, la preghiera il nostro rapporto con Dio, il digiuno la relazione con le cose create». Ma è «l’elemosina dell’ascolto», per De Donatis, la priorità da vivere per un sacerdote . «L’elemosina più bella per un prete è ascoltare le persone. Come se tutto si giocasse lì, con quel fratello. Mentre spesso rischiamo di essere solo a caccia delle abilità delle persone. E non bisogna pensare alle persone per arruolarle». Invece, ha proseguito il vicario, «bisogna fare il bene e farlo di nascosto, dimenticando i riconoscimenti. Quanti ministri della Chiesa oggi sanno vivere una santità a riflettori spenti? L’invito di Gesù è scegliere tra l’ammirazione degli uomini e lo sguardo paterno di Dio».

Quanto al secondo pilastro della Quaresima, per De Donatis «la preghiera rivela lo stato di salute della nostra figliolanza. Chi si sente figlio prega, chi trascura la preghiera è un credente con il cuore di servo non con il cuore di figlio, e noi preti – ha sottolineato il presule – non possiamo permettercelo». La preghiera autentica, però, include «l’amore per la realtà». E qui il vicario mette in guardia i sacerdoti da un pericolo: «Stiamo attenti alla retorica clericale dello spendersi senza sosta e senza orari, che non ha nulla a che fare con il donarsi».
Infine, il digiuno. «Perché Dio – afferma De Donatis – vuole risvegliare la fame di ascoltarlo». E va attuato «con il capo profumato e il volto pulito, segni della gioia nell’antico Israele». Un digiuno che è anche «dalla tv, da internet e dalle chiacchiere».

15 febbraio 2015
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