Stampa questa pagina
Sabato, 06 Settembre 2014 22:24

Un accordo nel nome di Gesù

Vota questo articolo
(0 Voti)
306Mi consola il fatto che Matteo e le prime comunità che si formano  intorno a lui, richiamino le parole di Gesù sulla correzione fraterna. Noi alle volte pensiamo che al tempo del Signore e nelle prime comunità cristiane, tutto filava liscio o supponiamo che queste figure fossero diverse da noi circondate da un’aura di santità che li rende quasi irraggiungibile, lontani dai nostri conflitti, dalle nostre ferite, dai fallimenti relazionali. Tutto questo accadeva al tempo di Gesù, sia con i suoi interlocutori in primo piano, i farisei, sia con gli apostoli e i discepoli che lui si era scelto; basti pensare al guai che il Signore rinfaccia all’ipocrisia dei farisei, sia ai piccoli e grandi fallimenti di cui è costellato l’intero viaggio che il Maestro di Nazareth fa con i suoi, e che culmina nella notte del tradimento. Così, la liturgia odierna che lascia risuonare l’indiscussa possibilità di “guadagnare il fratello”,  ci mette di fronte ad una parola che da una parte genera la conversione del cuore, dall’altra è medicina salutare per tutti. E’ significativo che il detto di Gesù sulla conversione fraterna, culmini in quella espressione: “mettersi d’accordo” ed è riferita nel contesto della preghiera del chiedere al Padre con sincerità. Gesù ha insegnato ai suoi il Padre nostro sintesi di tutte le possibili richieste del cuore umano che si rispecchia nel cuore di Dio: “Come in cielo così in terra”.  Ogni comunione, ogni relazione, ogni esperienza di fraternità hanno in questa immagine che Gesù consegna, la loro misura e pienezza. Dio per primo ha cercato la comunione con l’uomo e “mentre eravamo peccatori Cristo è morto per tutti”. In tale prospettiva, la parola  “accordo” che risuona nell’odierna pagina evangelica, richiama il patto, la possibilità di essere “cuore a cuore” con sé stessi, con gli altri e con Dio. Nel vocabolario italiano l’accordo è anche il sostantivo per indicare la sovrapposizione di suoni musicali appartenenti ad una stessa funzione tonale. In effetti, la creazione di una armonia che qualche volta può essere sinfonica o dissonante ci ricorda che l’ordine armonico non nasce dall’omologazione o dalla dipendenza ma dalla giusta posizione dei suoni anche se differenti gli uni dagli altri. Così, la preghiera è armonica nella misura in cui si differenzia e coglie la ricchezza delle disuguaglianze. Quell’invito a “chiedere” a cui faceva riferimento Gesù nel Vangelo, richiama da un lato la nostra precarietà: chiede chi ha bisogno! Dall’altro l’esigenza che chi domanda non sia da solo, ma, come riferisce Gesù il “dove due o più sono riuniti nel mio nome” esige l’alterità. Quel nome che fin dall’inizio del Vangelo, risponde all’identità del Maestro di Nazareth: egli è appunto “il Dio con noi”. “Il Vangelo – allora- pone una condizione: che il “noi” sia composto non per caso o per necessità, per violenza o per inganno, non nel nome di interessi o di paure, ma nel nome di Gesù” (E. Ronchi). Ecco che l’accordo, il patto armonico della preghiera non accade da soli, non accade semplicemente perché ci sono gli altri, succede perché “io sono in mezzo a voi”. Così Gesù non smette  di essere presente in mezzo ai conflitti, alle divisioni, alle ferite delle comunità e dei singoli di ieri e di oggi. Il suo volto, la sua presenza, la sua parola, per chi l’accoglie, frenano, cambiano guariscono quella presenza a volte aggressiva se non distruttiva che  spesso dirige il cuore nei confronti dell’altro.  Davanti alle false conquiste del nostro tempo nel quale si maschera la libertà e la verità nell’individualismo, nell’arrivismo, nella competitività, le relazioni, dentro la società e nelle nostre stesse comunità ecclesiali sono continuamente a rischio. La parola di oggi ci invita ad essere  non controllori, ma “sentinelle” di noi stessi ed egli altri. Capaci di uno sguardo che va oltre le situazioni del momento, che affronta la pazienza e l’attesa dell’altro che difende l’interiorità dagli assalti del male che è dentro di noi e fuori di noi. Il Signore che è in mezzo a noi anche quando i conflitti fremono, ci insegna la gradualità paziente e non frettolosa della correzione.
Letto 1510 volte