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Sabato, 15 Settembre 2018 10:11

Metterci la faccia

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commento 16-09-18“Rendere la faccia dura”. Una certa “ostinazione” accomuna la parola del Profeta e quella di Gesù che viaggia con i discepoli verso Gerusalemme. La questione, o meglio la domanda a Cesarea di Filippo si pone come una sorta di punto di non ritorno della proposta messianica. Non solo Gesù esplicita che tipo di Messia è, ma chi è il discepolo che vuole seguirlo fino in fondo. Una doppia rivelazione dunque che non lascia traccia di confusione, che indica persino il posto che il discepolo deve occupare in questo pellegrinaggio che abbraccia la “causa del Vangelo”. Gesù afferma di essere questione di vita e di salvezza per tutti coloro che si porranno dietro a lui, mai avanti a lui o al posto suo, mai senza di lui, o semplicemente usando di lui. E’ l’inciampo di Pietro e della Chiesa di ogni tempo, quando si perde l’orientamento, guardando se stessi, le proprie convinzioni, senza lasciarsi aprire l’orecchio, opponendo resistenza, tirandosi indietro. A Cesarea è tempo di scelte. Non basta riconoscere che Gesù è il Cristo, questo è prerogativa degli indemoniati che segnano il passo del Figlio di Dio fin dalle prime battute del Vangelo di Marco. Occorre diventare Cristo, assomigliare a lui fino in fondo. Allora saranno davvero esigenti le proposte di quest’uomo che affascina per le parole e i gesti, e che porta in sé il segreto della vicinanza di Dio all’umano, una potenza che libera e salva. La fede senza le opere è vana; la fede idolatra e intimistica senza che conduca all’incontro con le ferite dell’umano è vuota. Le parole di Gesù i suoi gesti sono pieni di vita, di incontri. La Chiesa prolunga con il Vangelo l’agire del Signore nella storia, mettendo lui al primo posto e riconoscendo nei fratelli senza vestito e sprovvisti di cibo quotidiano l’affidabilità e la dolcezza del suo volto. La domanda di Gesù è la risposta di Pietro la possiamo giocare una sola volta nella vita anche se in ritardo, è decisiva per andare dietro a lui. Per allenarsi a vincere non bisogna avere paura di perdere. Perdere la faccia, il buon nome, la carriera. Perdere la vita per guadagnarla come Gesù, come i martiri suoi testimoni che sbocciano in ogni tempo, nei crocicchi delle strade, a ricordarci l’affidabilità nascosta nella sapienza della croce. Torniamo volentieri dietro a te Signore, non ce la mettiamo noi la faccia nei confronti del male e della morte, la metti Tu e ci affidiamo a Te!

Davide Carbonaro
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