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Mercoledì, 17 Aprile 2019 08:54

Passaggi

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commento triduo 2019Li temiamo i grandi e i piccoli passaggi, alcuni, come quello della morte, ci fanno paura. Anche Gesù l’ha provata la paura e l’angoscia, come tempesta del cuore, lui, che le tempeste terrene le fermava con il gesto e la parola. Così, l’umanissima paura va redenta, accolta, significata. E’ la notte dei passaggi, della Pasqua appunto, che non si realizza senza sangue. Quello dell’agnello immolato dai padri e destinato a segnare la loro dimora terrena, provvisoria. A dire che il Dio rivelato a Mosè, vuole che suo Figlio, Israele viva. E’ il sangue di Gesù che scorre nella notte della consegna sulla fronte di quel Figlio del Padre, venuto tra noi per compiere la sua volontà. Che l’umano viva! Che la creazione sia rigenerata! Per questo, da quella notte nell’uomo e nel creato, circola il sangue della nuova ed eterna alleanza stabilita da Gesù con la sua Pasqua. Sangue versato liberamente sulla croce, accompagnato dall’umanissimo abbandono tra le braccia del Padre, intriso della domanda che circola in ogni cuore: Perché il dolore e la morte? Perché mi hai abbandonato? La Parola e lo Spirito donati dal crocifisso, rimangono l’ultimo e il primo appello di quella Pasqua che si rinnova nelle nostre liturgie. Non né possiamo fare a meno di questo passaggio annuale compiuto da Gesù per noi è con noi, una volta per tutte. Non imitiamo gesti e parole, siamo immersi in quei gesti ed in quelle parole. Non rievochiamo nobili sentimenti, ma assumiamo in noi i sentimenti del Figlio che pur essendo di natura divina, abbassò il sua sguardo verso l’umanità, si chinò verso di noi tanto da vestire la nostra pelle. Tacere, cantare piangere, baciare, prostrarsi, alzare le braccia. Gesti del quotidiano vivere, che la liturgia trasforma per il dono dello Spirito scaturito dalla Pasqua, nella nuova lingua dell’amore donato oltre misura.

Davide Carbonaro
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