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Venerdì, 19 Aprile 2019 18:58

Istantanee

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veronicaÈ tutta in salita l’ultima via percorsa da Gesù le sue tracce sono ancora conservate in una “scala” venerata nel cuore della città di Roma. Sale come pellegrino carico dell’umano dolore verso la morte, accettata liberamente e per amore. Sale dal Getzemani, al Sinedrio; dal Pretorio al Litostroto, fino alla nuda gobba del Calvario. Ma la sua salita non termina lì, non finisce esposto alla maledizione e alla morte, sorte a noi comune. Fuori le mura della Città, la vigilia dell’antica Pasqua ebraica, quell’anno coincidente con il Sabato. Carico della croce, scarto dell’umanità, Gesù con la sua morte prende la mia morte, e sale al Padre. Giovanni nel descrivere la morte del Signore riferisce un particolare rilevante. L’esperienza della morte altrui ci rammenta che noi esaliamo l’ultimo respiro e poi recliniamo il capo. Gesù, inverte questo umanissimo ed ultimo gesto. Prima china il capo, partecipando della nostra comune sorte, il corporeo svuotamento della vita, ma immediatamente dona lo Spirito, affermando che la morte non ha l’ultima parola, che Dio non muore. Il capo chino per donare lo Spirito è l’ultima istantanea che Giovanni riferisce del volto crocifisso e risorto del Maestro di Nazareth. L’altra, l’aveva catturata una donna tra le tante che seguivano il corteo in salita di Gesù. I Vangeli non ne parlano, la pietà popolare si, dando voce e gesto al biblico desiderio: Mostrami il tuo volto! E’ Veronica. Di lei non sappiamo nulla. Del suo gesto di umana pietà si! Rimane a noi un telo, intriso di lacrime e sangue, in esso impresso il volto dell’uomo dei dolori che ben conosce il patire. Non la bellezza umana o la terrena apparenza, ma la luce increata di Dio impressa come sigillo d’amore nei tratti di Adamo. Una scala, un sudario. La pietà popolare, conserva le tracce di quella passione di Dio per l’umano, innalzato dalla polvere e ricreato a sua immagine e somiglianza.

Davide Carbonaro
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