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itendees
Sabato, 11 Maggio 2019 11:51

Parola abitata

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commento 12-05-19L’espressione “vita eterna” ci spinge a pensare qualcosa di ultimo, di lontano, da avvenire e per alcuni, il più tardi possibile. Ma questo linguaggio, così come spunta dalla parola ascoltata, è qualcosa di attuale ed attualizzabile. E’ Gesù che dona qui ed ora la vita eterna a quanti lo ascoltano e lo seguono. Con franchezza Paolo e Barnaba annunziano la Parola di Dio rivelata nel Risorto, e questa, accolta, genera negli ascoltatori la vita eterna. Non una parola morta dunque, appartenente al passato, né solamente una promessa futura da conquistare magari con i propri sforzi, ma una parola abitata nel presente, da chi la pronunzia e da chi l’accoglie. “Tutto ciò che abbiamo visto ascoltato e toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo a voi”. Il nostro ascolto spinge oltre le parole, generando l’incontro con chi parla . La sua voce attrae a sé, per questo è venuto e continua a tornare nelle nostre liturgie. Non camminiamo da soli, dispersi dentro le paure generate dal dolore e dalla morte, ma dietro la sua parola viva che comunica la vita dell’Eterno. “Le mie pecore ascoltano la mia voce , io le conosco ed esse mi seguono”. Una voce che ama e che smaschera, che attrae e che respinge. Le parole sono le stesse per tutti: per il pastore, le pecore ed il mercenario. E’ bella la voce del pastore per chi l’accoglie con sincerità, è viva, perché carica di quella vita che ha attraversato la morte. Un ascolto dunque, che non viene solo dalle orecchie, ma tutto il corpo ne è abilitato: occhi, tatto, cuore, intelligenza. Gesù imparò ad ascoltare ed obbedire dalle cose che patì: Lo ascolteranno! Nessuno infatti può comandare se prima non ha imparato ad obbedire. Il nostro Pastore alle volte ascolta muto, o parla sottovoce come il sussurro dello sposo che parla al cuore della sposa. Quelle parole non si comprendono nel chiasso, ma emergono dal silenzio che porta tutte le risposte possibili per un cuore docile. L’esigenza di parlare sotto voce, richiede a chi ascolta di avvicinarsi un po’ di più, di chinare il capo. Questa vicinanza il nostro Pastore desidera avere, anche da chi, qualche volta, ha orecchie da mercante. Tu ci sei, Pastore buono e bello, mentre brami la nostra vicinanza ci attiri a te, perché nessuno ci strappi dalla tua mano.

Davide Carbonaro
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