“Il Cantico delle creature di Frate Francesco è uno dei primo testi della letteratura italiana che comincia con una lode a Dio”. Così ha aperto l’ultima conversazione nell’Oratorio di san Giovanni Decollato P. Ugo Sartorio francescano conventuale giovedì 28 maggio. La riflessione partiva dai versetti del Cantico nel quale Francesco da voce a: “Sora nostra morte corporale”. Il Santo di Assisi la chiama sorella, ma Paolo la definisce “l’ultima nemica” da sconfiggere. Le due posizioni toccano il paradosso e la contraddizione. Percorrendo la storia dell’umanità fin dai primordi, P. Ugo ricorda come l’uomo conosce due espressioni fra l’altro estreme della sua esperienza: “il cibo” e “la sepoltura dei suoi simili”. Citando Gaudium et Spes 18 afferma che: “la morte è un grande enigma, l’uomo è fatto per la vita e la morte dentro la vita è una tragica contraddizione”. Tanto più che nello scorrere del tempo si manifesta “la decadenza progressiva del corpo”. Così, prosegue P. Ugo: “la morte ha una doppia faccia” essa è “fine” e “compimento”. Fine in quanto cesura della vita, una sorta “di caduta”, ma il credente sa di essere accolto dall’abbraccio di Dio (compimento) poiché l’uomo nella creazione è colui che l’Altissimo ha voluto per sé. L’uomo moderno si percepisce come “postmortale” in tal senso possiamo individuare alcuni suoi atteggiamenti di fronte alla morte: “lo sprezzo o gioco contro la morte; l’angoscia autodistruttiva legata alla precarietà esistenziale ed alla pretesa di avere ogni cosa sotto controllo; il consumo totalizzante, spendendo tutto il godimento che la vita può dare; il presentismo senza profondità spirituale; il giovanilismo, un regime di bassa adultità che ama la giovinezza più dei giovani”. In definitiva, l’uomo postmortale, “ha perso tutto il senso del limite”. Così se per l’Apostolo Paolo la morte: “è l’ultima nemica, per Francesco è sorella perché trasformata da Cristo ed assunta da lui in un atto libero e di totale dedizione”. In tal senso, anche l’Apostolo Paolo potrà affermare: “per me vivere è Cristo e morire è un guadagno”. Il Cantico convoca tutte le creature perche possano lodare Dio ed è: “una convocazione totale” poiché include anche ciò che è più lontano da Dio: la morte! Così Francesco scrive il Cantico affermando che : “le creature hanno un valore in sé e non per me ed il creato non è funzionalizzato per ciò che posso farne per me”.
30 maggio 2015