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Domenica, 26 Maggio 2019 06:46

San Filippo Neri al Leonardi: “Tu sei un santo mantieniti così”

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Neri1San Giovanni Leonardi avvia la sua prima esperienza pastorale nell’antica chiesa lucchese affidatagli, San Giovanni della Magione, un tempo appartenuta all’Ordine di Malta. È qui che si impegna da presbitero nella rievangelizzazione delle masse, partendo dal basso. Affascinati dal suo apostolato iniziano a radunarsi intorno a lui numerosi compagni, primi fra tutti l’Arrighini e il Cioni. Gli spazi non bastano più e il Leonardi ottiene per un novennio la cappellania di Santa Maria della Rosa, trasferendosi lì con la prima comunità il 1 settembre 1574. Si accostano all’esperienza leonardina i fratelli Cesare e Giulio Franciotti. Gli stessi primi seguaci chiedono al loro padre spirituale la stesura di una regola di vita. La comunità però resta isolata e guardata con diffidenza in città, giacché il governo locale pensa che Giovanni Leonardi sia l’informatore del visitatore apostolico Giovanni Battista Castelli, giunto in città a caccia di eretici. Sofferenze e povertà estrema accompagnano le giornate dei leonardini, tanto da spingerli ad elemosinare. È il 1576. Nell’ottobre 1580, con due anni di anticipo rispetto agli accordi, i leonardini sono messi nelle condizioni di lasciare i locali e la chiesa di Santa Maria della Rosa. Il 13 dicembre dello stesso anno padre Giovanni e i suoi compagni prendono possesso - dopo dure rimostranze di alcuni facinorosi - della chiesa affidata loro dal vescovo di Lucca, Santa Maria in Corteorlandini. Avendo una dimora stabile, i leonardini possono chiedere il riconoscimento della comunità religiosa alla Sede Apostolica e il fondatore inoltra la pratica a Roma l’8 marzo 1581. L’approvazione da parte di Gregorio XIII giunge nell’agosto seguente. Nella primavera del 1583 la congregazione è così fiorente che il Leonardi ritiene opportuno indire il suo primo capitolo generale. Intanto il chierico Giulio Franciotti cade gravemente malato. Padre Giovanni, certo di ottenerne la guarigione, organizza un ristretto pellegrinaggio presso la Santa Casa di Loreto e porta con sé l’infermo e altri tre confratelli. È il 1 maggio del 1584 quando i cinque si mettono in viaggio. Adempiuto il voto, i pellegrini decidono di deviare verso Roma prima di far ritorno in patria. Raggiungono l’Urbe a novembre e per diciassette giorni trovano genuina ospitalità presso padre Filippo Neri. È la prima volta che i due santi si incontrano di persona. Le notizie trasversalmente ricevute l’uno dell’altro da parte del comune amico fra Paolino Bernardini finalmente si materializzano nei loro volti. L’esperienza religiosa di padre Giovanni a Lucca, infatti, già ricalca non poco quella romana dell’oratorio, descritta chissà quante volte e con quale entusiasmo al Leonardi proprio dal Bernardini. Padre Giovanni intravede immediatamente nell’oratorio filippino un vero cenacolo di grazia, al punto tale da definirlo come “il fonte e l’origine dello Spirito in Italia, e seminario di tanti huomini segnalati in santità e perfezione di vita”. Quando Giovanni incontra Filippo, l’avventura oratoriana è ormai avviata e articolata da tempo. Anzi da quasi un decennio, ovvero dal 1575, Gregorio XIII ha destinato al Neri e ai suoi confratelli la chiesa di Santa Maria in Vallicella, riconoscendo ufficialmente nel cenacolo sacerdotale da lui guidato una congregazione religiosa a sé stante. Lui, padre Filippo, non aveva voluto però spostarsi dal suo nido spirituale, l’amata chiesa di San Girolamo della Carità. Costretto dal papa, l’aveva lasciata per la Vallicella solo il 22 novembre del 1583. Esattamente un anno prima dell’incontro con Giovanni Leonardi. Ed è proprio alla Madonna della Vallicella, detta ora la “Chiesa nuova”» che il Neri accoglie il Leonardi. Gli sembra di conoscerlo da sempre e - da tipo schietto e umorale qual è - gli dimostra subito, direttamente e indirettamente, la sua simpatia. La stima reciproca, del resto, cresce a dismisura nel giro di poche ore dall’arrivo, quando padre Giovanni chiede a padre Filippo di ascoltarlo in confessione e di dirigerlo spiritualmente. In quei diciassette giorni di permanenza a Roma, grazie a san Filippo, il Leonardi compie un approvvigionamento spirituale e umano che lo sosterrà per tutta la vita. Ha infatti modo di confrontarsi con il Neri circa il disegno di Dio su di sé, ricevendo apprezzamenti, stimoli e correzioni; può relazionarsi con un modello vivente di santità, silenzioso campione della riforma intraecclesiale; è introdotto nei sacri palazzi e stringe rapporti solidi con illustri personalità del tempo, primo fra tutti lo stesso pontefice Gregorio XIII. Così, forse per evitare che il pio religioso monti in superbia, Filippo non esita ad ammonirlo preventivamente: «Tu sei un santo, mantienti così». Il dissenso di san Filippo verso programmi apostolici troppo sofisticati emerge da un simpatico aneddoto, riguardante il Leonardi. Spontaneo nel lodare, padre Filippo è altrettanto immediato nel correggere, se è il caso col suo tipico humour fiorentino. Così, quasi a voler contenere l’irruenza evangelizzatrice di padre Giovanni e un suo eventuale eccesso di zelo (Filippo è per natura contrario a qualsiasi fondamentalismo!), improvvisamente lo stanga: “Iddio non vuol far tutto a tempo vostro!”. È il “cristiano relativismo” di san Filippo Neri, stratagemma pedagogico per riportare le anime all’essenzialità della fede in Cristo, unico Salvatore del mondo, e per tenere lontana ogni forma di autocompiacimento spirituale.
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