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Venerdì, 29 Novembre 2013 13:40

A San Giovanni Decollato il Vangelo a colori

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Decollato“L’opera d’arte  cristiana è strumento di potere o espressione di vita?” Questa domanda ha posto Mons. Andrea Lonardo Direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Roma intervenendo nell’Oratorio di San Giovanni Decollato  per la prima conversazione  su “Arte e Vangelo” martedì 26 novembre. Da cornice la splendida teoria del ciclo di Giovanni il Battista. Mentre i “maestri del sospetto” ha affermato Mons. Lonardo, hanno visto nell’opera d’arte “la copertura ideologica” basti pensare a Nietzsche: “L’uomo fa arte perché la vita è nulla”, la comunità cristiana riafferma la via del bello come via a Dio e all’uomo. I convenuti  sono tornati a stupirsi dell’armonia delle forme e dei colori che promana il ciclo iconografico di San Giovanni Decollato: “un vangelo raccontato a colori” ha ricordato P. Davide nel suo saluto iniziale. Il luogo si presta al dialogo, la stessa posizione degli scranni manifesta ancora oggi questa dimensione “responsoriale e dialogale”. Nel promuovere la serie di conversazione ha ricordato il Governatore dell’Arciconfraternita di San Giovanni Decollato Dott. Francesco Scalia: “Desideriamo riaccendere questo dialogo tra spiritualità e cultura”. In effetti, nel suo intervento don Lonardo ha ricordato che questo luogo racconta: “la forza del laicato del ‘500”; la rinunzia ai beni personali per  edificare un “luogo che è casa comune”. La dedica a San Giovanni Battista “il paladino dei condannati”, dice ciò che avveniva in questo luogo: si pregava per i condannati si aveva pietà per loro, si decideva anche sulle loro sorti. In effetti, l’Arciconfraternita aveva per decreto papale, il privilegio ogni anno di liberare un condannato a morte. La rappresentazione della decollazione del Battista, quasi una sorta di vertice iconografico, riporta nella mente dei confratelli la scena cruda dei condannati e che infondo ribadisce Mons. Lonardo: “la libertà uccisa non aggiunge nulla alla penitenza”. Così, grazie a questa significativa eredità iconografica possiamo oggi dire che “esiste un vangelo a colori perché Dio si è fatto visibile e con la sua incarnazione pretende l’incarnazione”. “Senza il Vangelo non avremmo i grandi artisti”. Pertanto, “la verità ha un corpo, ha uno splendore; se la bellezza non fosse vera sarebbe effimera”. L’intervento si è concluso nel dialogo con la giornalista Lauretta Colonnelli del Corriere della Sera che ha presentato una sintesi sul simbolismo della “tavolozza pittorica”. L’uso del colore non è a caso, ma è comunicazione di forti emozioni per chi lo utilizza nell’opera d’arte e per chi ne fruisce. E’ la committenza ad offrire ai colori forme diverse. Per esempio presso i romani il blu non veniva utilizzato era sinonimo di brutto e rimandava al colore dei barbari. Mentre con la tradizione cristiana il blu sarà comunicazione del divino, basti pensare alle vesti del Cristo e della Madonna.

27 novembre 2013

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