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Sabato, 09 Marzo 2019 18:30

Il Cardinale Vicario: “Le mani di S. Francesca strumenti di salvezza”

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Franc romanaLunghe file di fedeli e curiosi davanti agli ingressi dell’antico monastero di Tor de’ Specchi che vide il silenzio, la contemplazione mistica, l’azione apostolica e caritatevole di Francesca, chiamata romana perché legata alla sua Città ed alla sua gente, che la ricambiava con l’appellativo familiare di “Checcolella”. La statura umana e spirituale di Francesca è visibile nell’affetto che Roma ancora oggi le attribuisce. Sono passati secoli ed accanto al primitivo “cubicolo” nella Torre de’ Specchi ai piedi della rupe Tarpea, si sono addossate abitazioni ricche di nobile sobrietà. Oggi sono le Oblate, le figlie di Santa Francesca, a mantenere viva la memoria della compatrona di Roma. Il 9 marzo è dedicato alla Santa trasteverina, nobile dei Bussi e dei Ponziani, ancor più nobile perché sposa di Cristo. La solenne Eucarestia celebrata nella Chiesa dell’Annunziata cuore del Monastero, è stata presieduta dal Cardinale Angelo de Donatis. Durante l’omelia, il porporato, ha invitato i presenti a trasferire lo sguardo dagli “impianti scenici” dei maestosi affreschi che adornano la parte vecchia del Monastero, allo “stupore” per la carità evangelica che ancora oggi traspare dalla vita di santa Francesca. Le opere parlano: “Quali sono queste opere? Portava sollievo agli afflitti, riconciliava i nemici, sanava odii e rancori. Sono le opere di misericordia corporale e spirituale che manifestano la fede e fanno assomigliare la nostra vita a quella del Figlio di Dio”. Francesca è attenta al “dono dello Spirito che l’ha trasformata nei sentimenti e nei pensieri, facendo delle sue mani strumenti di salvezza”. La sua vita non si comprende solo dai contesti storici o dalla figura femminile del tempo: “è lo Spirito che ha agito in lei è con lei”. Questa “chiamata alla santità”, prosegue Don Angelo, è anche per noi. “Le parole del Vangelo indicano che noi siamo il sale e la luce: la sapienza che dà gusto e ci fa sapere perché vivere e come vivere la vita buona, assecondando in noi l’opera dello Spirito che ci trasforma. Tutto questo avviene attraverso le opere del corpo quando ci si mette al servizio del prossimo, andando fuori da noi stessi e riscoprendo come vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Così Francesca: “ha cercato con tutta la sua passione Gesù Cristo, mettendo tra sé è lui i poveri”. Mentre: “la preghiera quotidiana la introdusse nel Regno, Dio prese possesso del suo cuore da cui scaturisce la sua vita eroica”. Oggi, conclude il Cardinale: “Roma ha bisogno ancora e sempre di quello che il Signore ha dato a Santa Francesca e lei, lo ha restituito moltiplicato. La nostra Chiesa è chiamata a non essere sorda al grido Dei sofferenti. E le domande che esplodono dalla sofferenza, hanno non solo bisogno di ascoltare riposte umane, ma la sapienza di Dio, è mani che manifestino la vita di Cristo salvatore”. Questo è possibile realizzare ancora oggi, guardando a Francesca: “generatrice di cose mai viste prima”.

9 marzo 2019
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