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Giovedì, 18 Luglio 2019 10:14

Il Cardinale Stella a Campitelli: “Maria una Madre che sempre ci accompagna con tenerezza”.

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ste1La piccola e preziosa icona che campeggia sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, a due passi dal Teatro di Marcello, è la riproduzione dell’originario dipinto o mosaico venerato nel portico della casa di santa Galla fin dal VI secolo. Qui, dove la nobile romana accoglieva poveri e pellegrini, il 17 luglio 524 apparve prodigiosamente, annunciata da una luce sfolgorante e portata da due angeli, l’immagine della Madonna con in braccio il Bambino, da subito oggetto di «una devozione popolare che nei secoli non è mai venuta meno tra i romani». È stato il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, a sottolineare il legame tra Roma e l’icona taumaturgica, nel corso della Messa solenne che ha presieduto ieri sera, 17 luglio, in occasione della festa liturgica, nella chiesa incastonata tra il Tevere e il Campidoglio e affidata ai Chierici regolari della Madre di Dio. «Invocare Maria come Porto sicuro e protettrice di Roma nelle pubbliche e private necessità – ha detto il porporato nella sua omelia – significa portare nel cuore la consolazione che Gesù ci ha donato una Madre che sempre ci accompagna con tenerezza». Guardando all’icona che rappresenta la Vergine con il Figlio bambino in braccio, nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria, Stella ha sottolineato come «Dio si è fatto piccolo e siede tra le braccia di una donna»: questa è «la buona notizia per noi e cioè che l’Amore si è incarnato» e «il nostro è il Dio della vicinanza». In particolare, commentando il brano del Siracide e il passo dell’Apocalisse di san Giovanni, il cardinale ha messo in luce «il desiderio di Dio di mettere radici nella nostra vita, avendoci scelti come figli» e donandoci «l’Agnello come lampada per illuminare i nostri passi, anche e soprattutto quando la nostra quotidianità personale, familiare e lavorativa è carica di fatiche e segnata dalla fragilità della nostra umanità». Questo «abitare con noi – ha continuato Stella – è stato possibile solo grazia a Maria», la cui vera grandezza «è stata quella di accogliere nel proprio cuore la Parola per metterla poi in pratica». Da qui il monito: «Non basta una devozione momentanea o passeggera, serve invece che ognuno di noi porti il proprio contributo di bene nella vita di ogni giorno, in famiglia e in questa nostra città che, come il Papa ha detto recentemente, soffre di degrado e abbandono», facendosi «dono e strumento d’amore per la gente che ci circonda». Anche il parroco padre Davide Carbonaro nel suo saluto ha evidenziato come «l’apparizione mariana sia legata alla prima grande testimonianza di carità operata a Roma da santa Galla» ed è proprio questa «speciale eredità che la nostra comunità parrocchiale cerca di portare avanti con una rete di accoglienza sul territorio, anche a livello di prefettura», in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, le Acli e le rettorie della zona. Il religioso ha in particolare ricordato come «l’antica leggenda narri, in relazione all’apparizione mariana, di una grande luce che si manifestò proprio dove santa Galla conservava il cibo destinato ai poveri». La festa titolare della chiesa di Campitelli era cominciata martedì sera con il vespro e l’antico rito dell’ostensione dell’icona: durante il canto dell’orazione sono state aperte le porticine del sacello, mentre suonavano le campane, per richiamare il momento dell’apparizione della Vergine nel portico di santa Galla, quando le campane di tutte le chiese di Roma furono mosse da mani angeliche per salutare la Madre di Dio. Al portico, avvertito dell’evento prodigioso, accorse papa Giovanni I che pregò affinché fosse svelato il significato della grande luce vista dalla nobile romana; fu allora che due serafini depositarono nelle sue mani la preziosa icona con la quale il pontefice benedisse la folla mentre simultaneamente la città di Roma veniva liberata da una terribile peste che la affliggeva. Il primitivo santuario – situato nella zona oggi compresa tra Monte Savello e il tempio della dea Fortuna – continuò a essere sede di prodigi della Vergine in favore della città di Roma. In particolare, Papa Gregorio Magno invocò il patrocinio della Madre nell’anno 599 durante una terribile peste e in quella occasione elevò la chiesa a diaconia.


(Michela Altoviti Avvenire Roma Sette)

18 luglio 2019
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