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Lunedì, 01 Giugno 2020 13:53

Il Papa ai sacerdoti: spianare le strade del Signore

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Lettera al clero della diocesi di Roma sull’impegno nella pandemia. «Vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le comunità»Una lettera dal tono familiare per parlare con i “suoi” preti e per condividere il loro cammino, in mancanza della Messa crismale che l’epidemia di coronavirus ha impedito di celebrare. È quella rivolta dal Papa al clero della diocesi di Roma nel pomeriggio del 30 maggio, ai primi vespri della solennità di Pentecoste, in cui apprezza l’impegno dei sacerdoti accanto alle persone durante la pandemia e li invita a «spianare le strade che il Signore ci chiama a percorrere».

Il Papa rivolge parole di incoraggiamento e di ringraziamento: «Come comunità presbiterale – scrive il Papa – non siamo stati estranei a questa realtà e non siamo stati a guardarla alla finestra; inzuppati dalla tempesta che infuriava, voi vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le vostre comunità: avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge».

La lettera di Francesco è originata da mail e telefonate che in queste settimane ha ricevuto da preti della diocesi. È lui stesso a rivelarlo. «Molti di voi hanno condiviso con me, per posta elettronica o telefono, che cosa significava questa situazione imprevista e sconcertante. Così, senza poter uscire né avere un contatto diretto, mi avete permesso di conoscere “di prima mano” ciò che stavate vivendo. Questa condivisione ha nutrito la mia preghiera».

Il pensiero va alla prima comunità apostolica, «che pure visse momenti di confinamento, isolamento, paura e incertezza». Sentimenti simili a quelli attuali. «Tutti abbiamo ascoltato i numeri e le percentuali che giorno dopo giorno ci assalivano; abbiamo toccato con mano il dolore della nostra gente. Abbiamo patito la perdita repentina di familiari, vicini, amici, parrocchiani, confessori, punti di riferimento della nostra fede. Abbiamo visto i volti sconsolati di coloro che non hanno potuto stare vicino e dire addio ai propri cari nelle loro ultime ore. Abbiamo visto la sofferenza e l’impotenza degli operatori sanitari che, sfiniti, si esaurivano in interminabili giornate di lavoro preoccupati di soddisfare così tante richieste. Tutti – sottolinea il Pontefice nella lettera al clero della diocesi – abbiamo sentito l’insicurezza e la paura di lavoratori e volontari che si esponevano quotidianamente perché i servizi essenziali fossero assicurati; e anche per accompagnare e prendersi cura di coloro che, a causa della loro esclusione e vulnerabilità, subivano ancora di più le conseguenze di questa pandemia. Abbiamo ascoltato e visto le difficoltà e i disagi del confinamento sociale: la solitudine e l’isolamento soprattutto degli anziani; l’ansia, l’angoscia e il senso di non-protezione di fronte all’incertezza lavorativa e abitativa; la violenza e il logoramento nelle relazioni. Abbiamo condiviso anche le angoscianti preoccupazioni di intere famiglie che non sanno cosa mettere nei piatti la prossima settimana».

Tutto è stato messo in discussione a causa della pandemia, afferma il Papa. «La pandemia non conosce aggettivi, confini e nessuno può pensare di cavarsela da solo. Siamo tutti colpiti e coinvolti». Quali le indicazioni per il futuro? «Sarà indispensabile sviluppare un ascolto attento ma pieno di speranza, sereno ma tenace, costante ma non ansioso che possa preparare e spianare le strade che il Signore ci chiama a percorrere». Diverse sono le tentazioni in agguato, ma c’è la consapevolezza che il Signore «è stato in grado di trasformare ogni logica e dare un nuovo significato alla storia e agli eventi».

«Se una presenza invisibile, silenziosa, espansiva e virale ci ha messo in crisi e ci ha sconvolto – scrive Francesco -, lasciamo che quest’altra Presenza discreta, rispettosa e non invasiva ci chiami di nuovo e ci insegni a non avere paura di affrontare la realtà. Se una presenza impalpabile è stata in grado di scompaginare e ribaltare le priorità e le apparentemente inamovibili agende globali che tanto soffocano e devastano le nostre comunità e nostra sorella terra, non temiamo che sia la presenza del Risorto a tracciare il nostro percorso, ad aprire orizzonti e a darci il coraggio di vivere questo momento storico e singolare». Anche attraverso l’aiuto dei fedeli. «Quanto c’è da imparare dalla forza del popolo fedele di Dio che trova sempre il modo di soccorrere e accompagnare chi è caduto! La Risurrezione è l’annuncio che le cose possono cambiare». (Angelo Zema, RomaSette)

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