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Sabato, 06 Febbraio 2021 09:16

Il soffio e la spola

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Soffio vitale è quello che rimane per sempre del presunto pessimismo di Giobbe. Profeta della vita e delle mani operose. Il destino dell’uomo non è solo rappresentabile nel fugace giorno che passa, ma nella spola che tesse i fili complessi dell’umano esistere. Un servizio duro e ripetitivo quello della spola, ma il risultato è straordinario. Ogni filo, ogni punto, ogni colore al posto giusto. Noi vediamo la spola alle volte impazzita, ma una mano segreta ne dirige l’azione con maestria e sapienza. Questo il progetto di Dio per l’uomo. Quello che vediamo, e alle volte percepiamo con fatica, è il rovescio complesso del grande disegno che scaturisce dal cuore di Dio. Il vanto non sta nel risultato, ma nelle mani di chi custodisce il mio soffio vitale. Mani sicure dell’amabile Artigiano della Vita. E Gesù, l’artigiano lo sapeva fare. Trent’anni a Nazareth a sospirare l’ombra e attendere il salario. Egli ha sperimentato l’umano vivere, dalle cose che patì.  Mani dal tocco delicato s’incontrano con quelle rugose di Giuseppe, cariche della fatica dei giorni. C’è una sapienza che il suo padre terreno gli ha insegnato: riconoscere la dolcezza e la durezza del legno, la friabilità e la forza della roccia, per piantare e costruire. Mentre da suo Padre che conta il numero delle stelle e le chiama per nome, ha ricevuto mani che risanano i cuori affranti e fasciano le insanabili ferite. Questa dimensione domestica che tesse continuamente l’umano e il divino, il cielo e la terra, Gesù la trasferisce a Cafarnao. Nella casa di Pietro, dove la malattia e la sopravvivenza quotidiane sono accolte, le notti sono lunghe da trascorrere. Lì, nel cortile, l’umano si raduna, mescolando il grido della sofferenza con i sussulti del maligno.  C’è ancora posto per Dio e per l’uomo in Gesù, che insegna  con autorevolezza a prendersi cura dell’intimo che anela al divino quando il sole vince le tenebre della notte; e all’umano, quando il giorno mette in evidenza le sue ferite nascoste. A casa di Pietro le mani dell’artigiano di Nazareth, s’incontrano con quelle di una donna anziana, sposa e madre. La febbre che la possedeva immobile non può sconfiggere il servizio delle sue mani nate operose. La fece alzare. Destino dell’uomo non è essere ripiegato in se stesso. Essere rialzato è la sorte dei liberati da Cristo, il risorto, che non si ferma a Cafarnao, come non sosterà per sempre nel sepolcro. Vangelo di quell’andiamocene altrove, che fa passare dalla morte alla vita.

Davide Carbonaro

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