Il Padre sa già ciò di cui abbiamo bisogno, ma ascolta volentieri la nostra voce in quella del Figlio, nel quale siamo uniti come i tralci alla vite. In Gesù siamo destinatari ed eredi di tutti i beni che possiamo domandare o sperare. Il Padre suo, attende la nostra preghiera, ovvero, la conformità, l’ assenso a quanto ci vuole donare. In fondo, non siamo noi a chiedere, è Dio che chiede in noi, che si fa domanda insistente. In tal modo la preghiera del cristiano è una scala per raggiungere il cuore del Padre ed il cuore dei fratelli. Ed è proprio la voce di Gesù che solleva in alto la nostra domanda, rinnovandola con la linfa vitale del suo amore, la forza dello Spirito che in lui ci è donato. In questo percorso il discepolo riflette la gloria del Figlio che è la stessa gloria del Padre e realizza in modo maturo le parole e le opere di Gesù nella propria esistenza. La via dell’amore è la strada per diventare discepoli e portare frutto in abbondanza. Nella notte della cena pasquale Gesù afferma con le parole e i fatti, che è lui la vera misura dell’amore: “amatevi come io vi ho amato”. Non possiamo essere noi la misura del nostro esistere, né confondere l’amore vero con i sentimenti e le emozioni che spesso travolgono il cuore umano. Gesù si è rivestito del nostro modo di amare chiamando i suoi discepoli: “miei amici”. Condividendo tutto di sé, ci rivela il vertice dell’amore, quello vero. Nel dare, l’amore diventa visibile, concreto, attraente; a volte incomprensibile, perché non conforme alla logica e alle attese umane. Nell’offerta di sé i discepoli d’ogni tempo consegneranno al mondo il frutto maturo della loro intimità con il Maestro, l’Amico, lo Sposo. In effetti, l’amicizia vera ci pone su un piano di parità e di corresponsabilità per sé e per gli altri. Rispondendo con la nostra sincera adesione all’amore divino siamo trasformati nell’amato. Le nostre comunità saranno sempre più feconde e visibili, se manifesteranno tra le pieghe della quotidianità la consapevolezza di essere continuamente generate da un amore redento che a sua volta redime. Se saranno capaci di guardare l’altro negli occhi e dirgli almeno ti voglio bene! desidero il tuo bene! Accogliendo e valorizzando ciò che è e ciò che ha. Così, la Chiesa ritorna volentieri nella notte pasquale che inaugurò la scuola del discepolato ad apprendere l’irrinunciabile lezione dell’intima e vitale relazione di Gesù con i suoi amici.
Davide Carbonaro