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Sabato, 09 Novembre 2019 15:57

Dio dei Nomi

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Cosa morirà di questo mondo? Ciò che ci stanca, il ripetersi delle cose che produce la noia e l’inutilità. I Sadducei buttano la questione della resurrezione tra le favole. Non siamo lontani da certo pensiero del nostro tempo. Il corpo lo percepiamo decadente, malato, soggetto al dolore e alla morte, l’unica cosa certa della vita. E la resurrezione? Ha ancora posto nel cuore credente, oppure è una traccia di speranza che va sgretolandosi con l’inesorabile scorrere del tempo? Gesù accoglie questa provocazione dal partito aristocratico-sacedotale dei Sadducei, i quali affermavano che il capitolo della fede ebraica sulla resurrezione, era tardivo e non faceva parte della rivelazione fatta a Mosè. Dunque l’eternità, sarà la fotocopia di questa vita? Gesù sta al gioco, mantenendo l’immagine teologica dei due livelli: questo mondo e l’altro mondo. Chi abita nel primo ed entra nel secondo perché giudicato degno, non muore più, in quanto, ribadisce Gesù, è figlio di Dio. In effetti, la donna protagonista del racconto, pur maritata sette volte, non ha figli ed è questo il punto. La provocazione di Gesù sposta l’ago della bilancia da una generazione umana a quella divina. La procreazione come conservazione della vita terrena, è voluta eterna dalle “leggi di Dio”. Al contrario, la donna descritta nel testo dei Maccabei, ha dei figli che gli vengono sottratti dalla violenza, ma nella certezza che Dio li farà figli della resurrezione. Più forte della morte è l’amore, ha cantato il sapiente nell’inno sponsale tra Dio è l’umanità. E gli fa eco Bonhoeffer: “Dopo la morte comincia qualcosa di nuovo, su cui tutte le potenze della morte non hanno più la forza”. L’eternità non prolungherà solo il modo di amarci. Che tristezza una lunga vita senza amore. L’eternità rivelerà appieno il modo con il quale il Padre di Gesù ci ama. Amore che egli dimostrerà già qui in terra, risuscitando suo Figlio, il “Primogenito dei morti”, e noi con lui. Lo “scandalo” del cristianesimo non è la morte di Gesù, ma la sua resurrezione. Argomento da vertigini! Finché Dio rimane astratto, inaccessibile, nella sua sfera divina, potremo inventarci tutte le storie possibili su di lui. Ma altro, è Dio che si lega alla nostra umanità, soffre con noi, muore con noi, è solidale con la nostra pelle. Ecco perché con una virata straordinaria, Gesù spunta le argomentazioni dei Sadducei, affermando che Dio lega il suo nome: impronunciabile, inaccessibile, tre volte santo, al nome dei padri: Abramo, Isacco, Giacobbe. Egli non è solo il Nome, ma Dio dei Nomi, perché in lui tutti vivono.


Davide Carbonaro

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