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itendees
Venerdì, 06 Settembre 2019 15:03

Il di più dell’amare

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commento 08-09-19Non l’abbandonò la fragile tenda di argilla della nostra natura umana, in essa fece risplendere l’eterna sapienza di Dio. Solo con lui possiamo investigare il cielo e illuminare la saggezza delle realtà terrene. Essere sapiente significa accogliere il limite, cercare il senso delle cose, vuol dire dare gusto alla propria esistenza. Non una sapienza astratta cercano i discepoli di Gesù, non il sapore delle parole che si perdono nel vento, non la costruzione di un sapere che cresce come una torre o si dispiega come una strategia di potere. Sapienza è andare incontro ad una persona: il Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, stargli dietro nell’ arduo cammino verso Gerusalemme. E noi siamo per strada, con lui perché siano raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra. Gesù ha uno sguardo sulla folla e l’altro sulla croce, eccola la traiettoria, l’indirizzo da seguire. Uno sguardo sull’uomo e l’altro sulla sua salvezza. A chi lo segue, Gesù indica un di più di amore, non chiede solo di togliere, ma di aggiungere. Se non mi ami più dei tuo affetti, più di quello che possiedi non puoi venire dietro a me. Abbiamo costruito la torre di un cristianesimo di rinunce, di perfezioni impossibili e Gesù vuole un di più non a partire da noi, ma a partire da lui. Mi ami tu più di costoro. Non per competizione, né per strategia, ma per amore Gesù mi chiede questo. Vera sapienza è amare di più, scoprire nel poco che sono il di più dell’essere amato così come sono. E’ nell’essere discepoli che troviamo la nostra vocazione, mentre siamo in cammino, come Maria che corre verso la cugina Elisabetta carica di quell’amore che ha riempito la sua piccolezza. Maria il di più lo ha trovato quando ha compreso che l’Altissimo ha guardato l’umiltà della sua serva. Allora portare la croce, rinunciare a se stessi significa abbracciare per amore due condizioni che fanno il discepolo uomo è donna libero dalle insipienti schiavitù del sacro, del dovere fine a se stesso, della conquista del divino con vuoti sacrifici. Liberi da quelle torri dalle quali vogliamo raggiungere più che il Padre di Gesù noi stessi. Liberi dalle guerre di potere che si estinguono solo se si è pacificati e pacificatori. Abbracciare la croce e rinunciare a se stessi per un amore più grande, significa tenere fisso lo sguardo su Gesù il figlio amato, sapienza eterna del Padre.

Davide Carbonaro
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