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Domenica, 10 Maggio 2020 06:51

Strada maestra

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Riprende dal basso Gesù, dal gesto suggestivo e cortese del chinarsi sui piedi dei discepoli, affermando con sorpresa: Io sono la via. Si tratta di quella strada maestra, che comincia dal basso dall’umiliazione, per condurre in alto dove abita tutta la pienezza della sua divinità. I discepoli fanno difficoltà a riconoscere la via per la quale il Maestro li conduce, come anche il suo volto, prima glorificato ora umiliato. Il turbamento di Gesù non è per la sua sorte prossima, lui sa bene di essere nelle mani del Padre.  Egli nel suo turbamento si prende in carico quello dei  discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore”. Ecco allora che  non esistono scorciatoie per gli uomini e le donne della nuova Pasqua. Pietro,  quella sera voleva impedire a Gesù di compiere su di lui il gesto umiliante del chinarsi per lavare i piedi. Comprenderà più tardi che, solo Gesù è la pietra scartata divenuta pietra d’angolo. Pietra rifiutata, ma vivificante. Solido fondamento per edificare una nuova dimora, più stabile del tempio di Gerusalemme;  una nuova alleanza, più efficace dell’antico sacerdozio. La domanda di Tommaso è autentica. Tutti noi cerchiamo strade e poi ci perdiamo per i sentieri. Abbiamo fatto tanta strada con te, Maestro, dove ci porta? Dove conduce quello che stiamo vivendo? Tu, Gesù, hai spalancato la porta del recinto delle pecore,  e hai detto di essere l’entrata e l’uscita per trovare pascolo. Dove conduce tutto questo? Io sono la via, conosciuta, perché avete camminato con me sui sentieri del Regno, da conoscere ancora, se venite  dietro a me e vi fidate di me. Tommaso, non farti strada da solo, la via è ormai tracciata, il posto assicurato. Anche Filippo quella sera, fa risorgere una di quelle domande che animano l’intimità, che attraversano la fatica del credere nell’intero tessuto biblico. Intriso della ricerca del volto di Dio. Facci vedere questo Dio che tu chiami Padre! La domanda di Filippo è lecita, perché porta con sé il profondo desiderio del cuore umano. Dove sbaglia Filippo? Nel dire questo ci basta. Ma Dio non basta mai! E come racchiuderlo  nel proprio desiderio, nelle proprie immagini. Gesù aiuta i discepoli a comprendere che il suo volto è rivelatore del Padre e solo i sui tratti, ne manifestano l’agire sull’uomo e sul creato. Quell’unità tra il Figlio è il Padre è essenziale per Gesù  e per noi, perché dice chi è lui e chi siamo noi.

Davide Carbonaro

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