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Giovedì, 15 Novembre 2018 20:50

L’ecologia integrale e la “sfida” del bene comune

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teatroAl Teatro della Cometa il convegno promosso dall'Ufficio diocesano per la pastorale sociale e dal Centro Studi OMD, dedicato alla Laudato si'. Il vescovo Ruzza: «La politica deve tornare a governare l'economia». «Occorre tornare alla politica. Deve ripartire da qui il tema dell’ecologia integrale». E ancora: «La politica deve tornare a governare l’economia, la finanza che governa la nostra vita è un’anomalia». Il vescovo ausiliare del settore Centro Gianrico Ruzza, segretario generale del Vicariato, è intervenuto ieri, 13 novembre, al convegno “Laudato si’. Una conversione ecologica, organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale al Teatro della Cometa. Un’occasione per fare il punto sull’enciclica “verde” di Papa Francesco: un contributo della diocesi per far conoscere uno dei suoi documenti più citati ma anche tra i più difficili da recepire. Nel suo intervento Ruzza non ha potuto fare a meno di ricordare lo «sgombero violento del Baobab» avvenuto in mattinata. «Non entro in questioni politiche, ieri ci sono stati interventi molto duri all’assemblea della Cei sull’atteggiamento violento verso lo straniero. Parroci e laici sono coinvolti per aiutare queste persone – ha continuato -, sono storie belle che non possiamo cancellare con una ruspa, stiamo rischiando grosso. Roma è città dell’accoglienza ma purtroppo non siamo ascoltati. Il popolo italiano – il commento amaro del presule – sembra aver sposato tesi razziste che non fanno parte della sua cultura: i migranti poveri hanno diritto di essere aiutati». Una lettura a 360 gradi di quel richiamo all’ecologia integrale contenuto nelle parole del Papa, dunque. «Il suo – ha rimarcato ancora il vescovo – non è pauperismo, come sostengono gruppi strumentali al potere finanziario che non amano Francesco ma è Vangelo». Nelle parole di monsignor Ruzza infine anche un riferimento ai temi del lavoro, fondato sulla dottrina sociale della Chiesa, che «fa parte di un discorso spirituale non solo tecnico. Non è ecologia a buon mercato». Da ultimo, il richiamo al ruolo dell’educazione e alla responsabilità di tutti perché «il clima è un bene comune». E di bene comune ha parlato anche il missionario e giornalista Giulio Albanese, definendolo «una sfida culturale prima che sociale, politica ed economica. La povertà – ha spiegato il comboniano – cresce non solo per una recessione economica ma soprattutto antropologica e il Papa pone la questione della povertà in prospettiva teologica». Secondo Albanese, «il magistero del Papa è profetico ma il cammino è davvero ancora tutto in salita». Un’analisi, quella del missionario, sviluppata a partire dal piano dell’economia, dove uno dei problemi più significativi, ha osservato, è la «finanziarizzazione del debito, ovvero il pagamento di interessi legato a speculazioni di borsa», causato dal «sistema bancario ombra, fuori dal controllo degli Stati e fuori dai bilanci delle aziende. In poche parole, i paradisi fiscali». A questo è legata l’iniziativa, «condivisa dai cardinali Turkson e Parolin», del gruppo di giuristi cattolici che nel 1997 redassero la “Carta di S. Agata dei Goti”: presentare una risoluzione all’assemblea generale dell’Onu con la richiesta di un parere alla Corte di Giustizia dell’Aja sulla legittimità del sistema finanziario nel diritto internazionale e sul rispetto dei diritti umani. A riportare l’enciclica nell’ottica francescana, padre Massimo Fusarelli, parroco di San Francesco a Ripa, che sul testo ha proposto una riflessione teologica sottolineando che quella del Papa è un’apertura al dialogo «reale, non strategica»; un’apertura «al mondo, alle realtà scientifiche e filosofiche», fermo restando che per il credente le ragioni «della casa comune» sono nella fede. È toccato invece a Flaminia Giovanelli offrire uno sguardo d’insieme sul testo di Francesco. «La domanda centrale che pone Laudato si’ – ha detto – è che mondo vogliamo lasciare alle future generazioni; pone la questione della giustizia, non solo tra generazioni ma anche tra mondo sviluppato e no». Secondo il Papa, è l’osservazione di Giovanelli, «il peccato è causa della crisi ambientale, la conversione è la soluzione». E propone tre direttrici: concretezza, unità, anche nel senso di inclusione, e spiritualità. Al tavolo dei relatori – introdotti tutti dal direttore dell’Ufficio diocesano don Francesco Pesce – anche Stefano Marguccio, consigliere diplomatico del ministero dell’Ambiente, che ha sottolineato l’impatto internazionale dell’enciclica e il suo ruolo, ad esempio, nell’approvazione dell’accordo di Parigi sul clima. «La Chiesa si pone davanti, apre la strada: l’ambiente è problema comune». E ha raccontato la sua esperienza in Iran dove la questione è stata posta come priorità per motivi di ordine pubblico, dato che i cambiamenti climatici stanno causando uno spopolamento delle campagne. Ha puntato l’obiettivo sulla relazione dell’enciclica con il tema «acqua e vita», invece, il presidente della Focsiv Gianfranco Catti, ricordando ad esempio che «fare pozzi non è aiuto per lo sviluppo ma presupposto per lo sviluppo; è offrire opportunità di crescita anche economica, non assistenzialismo». Per questo sono necessari investimenti internazionali perché «senza acqua non c’è speranza di sviluppo» e l’unica alternativa «è la fuga», con quel che consegue per i Paesi ricchi in termini di migrazioni. In chiusura, Tomas Insua, del Movimento cattolico globale per il clima, ha dato notizia dell’avvio dei corsi del joint diploma delle università pontificie in Ecologia integrale che iniziano oggi, 14 novembre, alla Gregoriana e delle attività che si svolgono all’Istituto Sacro Cuore a Trastevere con una Messa dedicata, l’ultima domenica di ogni mese alle 10.30, e un ritiro spirituale sabato 16 marzo, per approfondire il tema della conversione ecologica.

15 novembre 2018
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