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Sabato, 25 Aprile 2020 10:08

Pellegrino

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Hanno fatto naufragio tra le loro speranze i due cittadini di Emmaus, uno di nome Cleopa e l’altro anonimo. Non per privacy, l’autore del terzo Vangelo ha lasciato vuoto questo spazio narrativo, ma perché fosse abitato dai nostri nomi. Così il racconto perpetua ogni primo giorno della settimana, l’affiancamento del misterioso Pellegrino, che apre strade andando oltre i nostri rigorosi passi a ritroso. Abbiamo imparato a frequentarlo anche noi, dopo quel primo giorno della settimana, l’albergo sulla via di Emmaus. Luogo di soste per ripartire. Non chiude mai, perché l’Amore non si esaurisce e pazientemente si pone accanto alle nostre delusioni e le fa risorgere. Quel giorno spunta per tutti i discepoli che intendono camminare con il Risorto. Un giorno di cui non possiamo fare a meno. In quante delle nostre notti, abbiamo ripreso il cammino verso Emmaus, carico delle nostalgie per quello che abbiamo lasciato e non per Colui che abbiamo trovato. Ad alimentare il sogno infranto dei due è la sconfitta del Maestro, la sua fine maledetta agli occhi di Dio e a quelli degli uomini. Ma la risurrezione comincia da lì, dall’estremo della sua sofferenza patita per amore. Dall’abisso della morte torna a trovarci, a risuscitare non i nostri bisogni o desideri, ma il bisogno e l’urgenza che Dio ha di donarsi all’ umanità. Non bisognava che il Figlio patisse tutto questo. La resurrezione del discepolo sta nel risveglio di questa passione per Dio e per l’umano. Lo stupore e la stupidità hanno la stessa origine: il cuore umano, che può prendere strade diverse. Si può rimanere paralizzati dalle proprie convinzioni; si può essere conquistati da chi fa ardere il cuore. Per i due viandanti  il terzo giorno finisce ad Emmaus e ricomincia nel giorno della resurrezione senza tramonto. Li , sono stati affiancati dal Risorto, quando il sole sosta sul precipizio, quando le tenebre s’impadroniscono del cuore. Resta con noi perché si fa sera! Torna sul finire del terzo giorno come aveva promesso, e ripete gesti che aprono gli occhi e riattivano la memoria: “Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzo e lo diede loro”. Il Risorto ci rimette a tavola. Gesto che non ha bisogno di essere spiegato e che placa i dubbi ed il turbamento del cuore. Quel rimanere, inaugura  una serie di incontri che culminano nelle nostre eucarestie. Ed è l’Amore dell’Assente a farne la differenza.

Davide Carbonaro

Letto 940 volte Ultima modifica il Sabato, 25 Aprile 2020 17:46