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Domenica, 10 Marzo 2024 07:51

Venire alla Luce

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Eppure, Nicodemo, frequentava Gesù di notte. Forse perché la luce si fa spazio lì dove il buio sembra resistere. “Dio ha messo nel mondo abbastanza luce per chi vuol credere, ma ha anche lasciato abbastanza ombre per chi non vuol credere”, scrive Pascal. Anche Israele durante la peregrinazione e i suoi esili, ha riletto la sua storia come un passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.  Venire alla luce è verbo di nuova nascita, opera di levatrice. Questo passaggio è chiesto a Nicodemo figlio di quell’Israele fedele che ha atteso e sperato l’avvento del Messia. Egli è un rappresentante della “primitiva” comunità giovannea, esclusa dalla luminosa Legge d’Israele e ora, figlia di quella Grazia e Verità che vennero per mezzo di Gesù Cristo. In una relazione d’amore una delle domande più frequenti risuona così: Quanto mi ami? Domanda l’innamorato: Tanto, risponde la trepidazione dell’amato. E’ parola d’innamorato quella che Gesù propone a Nicodemo e a coloro che lo seguono. Dio ha tanto amato il mondo. Ma il tanto, non risponde alla domanda quanto, ma al dono totale di sé, che è oltre misura. Misura di questo amore, è il Figlio suo, l’amato che ci attrae dalla croce, strumento di maledizione per niente attraente, ma per chi crede, fonte della vita senza fine. Ecco l’essenza della vita cristiana. Nel nostro rapporto da figli, il Padre di Gesù gioca d’anticipo, mandando suo Figlio per salvarci.  Salvare, è gesto di chi ripassa il campo dopo il raccolto, perché niente vada perduto. Altro che il Dio delle condanne, egli è il buon agricoltore che non spreca la semente della terra; egli è il buon vasaio che mette continuamente mano, e solo lui lo può fare con destrezza, all’opera della creazione. Queste sono le opere che Dio fa nel suo Figlio. Bisogna lasciarlo fare, perché ancora tragga la luce dalle nostre tenebre e ci attiri a sé.  La Quaresima ci aiuta ad abbandonare l’idea religiosa, che io possa fare qualcosa per Dio. Le mie opere non accrescono la sua grandezza, non posso vantarmi dell’opera delle mie mani. Il percorso notturno e allo stesso tempo luminoso, condusse con probabilità il timoroso, ma onesto Nicodemo, alle pendici del Getsemani, dove il Maestro amava ritirarsi in intimità con i suoi. La figura di Nicodemo nel quarto Vangelo, la ritroveremo la sera del Venerdì santo, quando caleranno le tenebre sul Calvario. Egli con coraggio chiederà a Pilato il corpo di Gesù. Le sue mani allora, saranno cariche di una smisurata mistura di profumi. Si tratta a prima vista dell’ennesimo tentativo umano di conservare quanto amiamo, dimenticando che è l’Amore a conservarci e a salvarci.

Davide Carbonaro

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