La Messa del vescovo Libanori in streaming su Facebook dal monastero di Tor de’ Specchi. Inaugurato un rifugio intitolato alla co-patrona della Capitale.

Se santa Francesca Romana fosse vissuta oggi, in questa Roma «ferita dalla paura», oltre a portare conforto avrebbe certamente «invitato a considerare quanto siamo fragili, quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri, quanto è sciocca la presunzione di bastare a se stessi e come basta un niente per cambiare la vita». Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di santa Francesca Romana, al secolo Francesca Bussa de’ Leoni, definita “la più romana di tutte le sante”, co-patrona della Capitale, queste le parole del vescovo Daniele Libanori, ausiliare del settore Centro, che ha presieduto la liturgia in «circostanze assolutamente singolari» nel monastero di Tor de’ Specchi, trasmessa in diretta streaming dalla pagina Facebook della parrocchia Santa Maria in Portico in Campitelli.

Il rischio di diffusione del coronavirus ha costretto le Oblate, congregazione fondata da Francesca Romana nel 1433, a lasciare chiuse le porte del monastero in via del Teatro Marcello che si aprono ai fedeli in via eccezionale il 9 marzo di ogni anno. Alla celebrazione eucaristica è seguita l’inaugurazione di un rifugio che offrirà riparo per la notte ad alcuni senza fissa dimora. Intitolato a santa Francesca Romana, è stato allestito nel monastero da lei fondato. Un’opera concreta, un segno di carità che corrisponde «a una viva necessità» della città nello spirito della compatrona di Roma.

«In questo momento così particolare e inatteso per il Paese e per la nostra città – ha detto Libanori – diamo avvio ufficiale a un’opera che vuole ripetere le scelte e i gesti della santa. Il rifugio non è la risposta a tutti i bisogni, ne siamo consapevoli, ma vuole essere un piccolo segno, il primo di tanti altri che speriamo di aprire per offrire aiuto a quanti ne hanno bisogno». Il vescovo ha inoltre ricordato che sempre nel monastero è stata allestita una stanza dove è offerto gratuitamente servizio barberia e pedicure ai senza dimora ai quali bisogna «prima di tutto restituire la dignità partendo dalla pulizia personale». Il rifugio è un segno consegnato «al territorio perché la carità cresca, l’unica che può essere contagiosa nella nostra umanità segnata in questo nostro tempo» ha aggiunto padre Davide Carbonaro, della parrocchia Santa Maria in Portico in Campitelli.

Straordinario esempio di carità, Francesca Romana è invocata come protettrice contro le pestilenze. È vissuta in uno dei periodi più bui di Roma, in una città devastata dagli assedi, turbata dalle lotte fratricide, dalla peste, dalla carestia e dalle epidemie. Donna forte che ha messo a rischio la sua salute e la sua stessa vita per curare le persone colpite dalla peste. Pensando a quanto sta accadendo in questi giorni in Italia, il vescovo Libanori ha affermato che «il paragone è asimmetrico ma in questo momento non possiamo non sentire il desiderio di affidare all’intercessione di santa Francesca Romana le tante persone che si stanno adoperando per i malati mettendo a rischio la propria incolumità».

Per padre Carbonaro il dono della fede nei momenti di emergenza come quello attuale «unisce ai santi che ci portano al Signore». La sospensione delle celebrazioni eucaristiche e l’impossibilità ad essere fisicamente vicini in queste settimane devono aiutare ad «avvicinarci in modo diverso al mistero dell’amore di Dio e rimanere uniti spiritualmente attraverso la preghiera, sapendo che ci sono delle persone che soffrono e che in questo momento vivono grandi situazioni di disagio».

Roberta Pumpo Romasette