In una Roma deserta di giorno si sentono i passi dei volontari della parrocchia di Santa Maria in Campitelli e delle ACLI di Roma e provincia. Non fanno rumore, ma fanno sentire la carità fattiva in questo tempo di emergenza coronavirus. Nei locali della parrocchia – affidata ai religiosi dell’Ordine della Madre di Dio – raccolgono prodotti di qualità donati da privati e aziende. Poi preparano buste con scorte per una settimana e partono con un mezzo – chiamato “taxi sociale” – per consegnarle a famiglie già povere o impoverite dalle conseguenze della pandemia.

Pensiamo al piccolo commerciante, pensiamo all’assistente familiare che è rimasta senza lavoro, pensiamo alla persona che lavora a giornata che è precaria. Sono famiglie come noi che, in un momento di grande difficoltà come questo, non ce la stanno facendo. “Pensiamo al piccolo commerciante, pensiamo all’assistente familiare che è rimasta senza lavoro, pensiamo alla persona che lavora a giornata che è precaria. Sono famiglie come noi che, in un momento di grande difficoltà come questo, non ce la stanno facendo, ha affermato  Lidia Borzì, Presidente ACLI di Roma e provincia

Il popolo romano nei momenti più difficili ha invocato anche l’icona di Santa Maria in Portico custodita nella chiesa, che si trova nel quartiere ebraico di Roma. Nel 1656, l’immagine è stata portata in processione con il crocifisso di San Marcello per liberare la città dalla peste. Ed ora accompagna i volontari nel servizio ai poveri.

“Siamo proprio sotto l’altare dove noi ogni giorno celebriamo l’eucarestia. Questo luogo lega le due immagini importantissime della nostra vita di cristiani: la liturgia, dove celebriamo le lodi di Dio, insieme al popolo di Dio, in questo momento nelle loro case, afferma Padre Davide Carbonaro Ordine Madre di Dio, Parroco Santa Maria in Campitelli – Roma. Infine ribadisce Lidia Borzì: “Se da una parte c’è tanta gente che ha bisogno, dall’altra parte c’è tanta gente che vuole donare e aiutare. Metterli insieme in maniera ordinata è il compito un pochino delle organizzazioni sociali e solidali della città e fare rete. E questa è una buona pratica che dovremmo portarci anche dopo questa emergenza”.