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Sabato, 26 Febbraio 2022 08:13

Setacciati dalla Parola

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Ha la stoffa del buon educatore Gesù. Ci sta portando fuori da noi, vuole il meglio per noi. Allora possiamo scegliere educatori a basso costo gli yes man che continuamente ci dicono quello che vogliamo, e sarà un cammino che condurrà in un vicolo cieco. Oppure sceglieremo come compagni di viaggio, maestri che ci educheranno a sbrogliare la tela del vivere, altri che ci faranno sognare, altri persino sorridere. Solo Gesù ha la pretesa di dirci con schiettezza: il male che vedi negli altri è anche il tuo.  Lasciarsi educare a questo, ci fa solidali è più indulgenti. Guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello, significa fermarsi alla superficie. L’occhio è la finestra del cuore e “l’uomo dal buon tesoro del suo cuore trae il bene”.  Da dove le nostre fatiche relazionali e spirituali? Dall’atteggiamento che ci rende calcolatori dai “giudizi presuntuosi e cattivi”. Gesù dirà: se il tuo occhio è cattivo tutto il tuo corpo lo sarà. Rimanere radicati in questo atteggiamento, o sostare nella presunzione di essere all’origine del bene altrui, significa raccogliere i frutti acerbi del nostro discepolato. Le spine e i rovi spuntarono nel giardino dell’Eden quali frutti della scelta autosufficiente di Adamo, origine di ogni idolatria. Con essi continuiamo ad edificare le siepi dei templi innalzati all’io e al suo desideri di dominio sull’altro. Fichi ed uva invece, sono i frutti maturi della terra promessa. Essi fecondano  quando l’umanità si lascia accompagnare, purificare, guarire dal suo Signore. Quando porta a compimento il suo viaggio non da sola, ma in quella compagnia solidale sostenuta dal perdono. Un cristianesimo che respinge, rifiuta e giudica, non ha posto nella Chiesa. Lasciamoci setacciare dalla Parola di Dio, dal suo sguardo premuroso e amante. La pagliuzza nell’occhio del fratello può essere una opportunità di guarigione per ambedue, basta non fermarsi alla superficie delle cose e compiere il faticoso pellegrinaggio dentro se stessi, facendo i conti con i propri limiti. Solo dopo questo cammino a volte doloroso e liberante, potremo toglierci a vicenda le reciproche ferite dagli occhi, che inquinano il cuore.

Davide Carbonaro

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