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Sabato, 12 Marzo 2022 15:46

Amici per la pelle

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La bambina non è morta ma dorme. Adamo si addormenta, Abramo è preso dal torpore,  i discepoli sono storditi davanti alla luce del Tabor e fiaccati dal dolore del Getzemani. Insomma: il sonno dell’uomo, davanti alla gloria di Dio. La Bibbia ce lo dice senza mezze misure: chi vede Dio muore. L’uomo non può sopportare la sua gloria e rimanere in vita. Allora, e come se Dio consapevole di questo, dà il pane ai suoi amici nel sonno. Ma il sonno biblico coincide con il sogno di Dio, perché l’uomo è capace di sognare da Dio. Il racconto lucano del monte che manifesta “il volto altro” di Gesù e la sua veste bianca, colore biblico della luce, rivoluziona il pensiero greco delle metamorfosi divine, inaugurando la via dell’uomo capace di Dio. Su questo tema già le letture rabbiniche ci offrono suggestioni sorprendenti. Con il peccato di Adamo, la luce fu trasformata in pelle, una coltre opaca (in ebraico pelle e luce sono la stessa parola). La nudità di cui si vergognano i nostri progenitori, non consiste tanto nel ritrovarsi scoperti, quanto coperti da una veste che nasconde la luce originaria. Solo il volto, con le sette aperture: occhi, naso, orecchie e bocca, avrebbe potuto continuare ad irradiare la luce. Affermano i rabbini: Con la venuta del Messia, la pelle cederà di nuovo posto alla luce; il suo corpo e il suo volto saranno di nuovo totalmente splendenti. Ma il sogno di Pietro non corrisponde a quello di Gesù. Non ti accadrà mai che tu sia eliminato dalla faccia della terra, io ti difenderò persino con la spada. E come se in queste immagini, trovassimo il futuro di una Chiesa assopita dai suoi riti, imprigionata dalle sue strutture: facciamo tre tende; in difesa davanti al mondo e alla storia.  La fatica di Pietro è la nostra, andare oltre quel volto che rivela altro. Pietro, non puoi fermare la luce, non puoi contenerla dentro i tuoi progetti. Ora fai parte di quella storia biblica del Dio che ha parlato a Mosè e ai Profeti e che ultimamente in questi giorni ha parlato nel suo Figlio. Lo so! La tua curiosità è la nostra. Sei salito sul monte per vedere. Anche noi vorremmo vedere realizzati i desideri che portiamo dentro, ma poi la voce dall’Alto, quella che dichiara la figliolanza di Gesù e la nostra, ti chiede di ascoltare. Il volto altro, è signore dei paradossi umani: Con lui la luce non si vede, si ascolta. Il Tabor è prova d’amore; anticipo della Pasqua. Luca cambia l’ordine dei tre che salgono sul monte rispetto a Marco. Pietro Giovanni e Giacomo. A Pietro e a Giovanni, Gesù chiederà il primo giorno degli Azzimi, di preparare la cena pasquale. Mentre  l’evangelista Giovanni, li porrà insieme nella corsa al sepolcro il mattino di Pasqua, dove l’amore arriverà prima della visione. Chi è innamorato non dorme, veglia, perché la realtà che ha dinanzi a sé è oltre sé,  infinitamente più grande dei suoi sogni. Quaresima non è tempo dagli occhi spenti, ma pieni di luce, non è tempo delle vesti logore, ma della pelle luminosa: desiderio del corpo di Cristo, dell’uomo nuovo che Dio ha sognato per noi. Balbetta Pietro, come quando ci si è svegliati di primo mattino ed il cervello non è connesso al cuore. E Luca è impietoso verso il suo maestro: “non sapeva quello che diceva”.  Quasi a volerci indicare che nel tempo,  il discepolo di Gesù rinascerà non dal numero degli incontri fatti o dai libri di spiritualità letti, ma dall’esperienza di questa bellezza di cui siamo riflesso. Comprendiamo allora il contesto del racconto lucano: la preghiera. Gesù mostra il suo volto altro, quando alza lo sguardo verso il Padre che è nei cieli trapuntati di stelle.  La preghiera, quella di Gesù il Figlio prediletto, ci abilita a guardare il cielo che è sopra di noi e quello che è dentro di noi.  Allora, la Quaresima, offre una risposta chiara alla domanda: perché pregare? Cosa ci dà la preghiera? Non qualcosa, ma Qualcuno. Nel suo Diario scriveva Etty Hillesum: “Non saremo noi, o Signore, un giorno a chiamarti in causa e a dirti: ‘Dov’eri Tu?, ma sarai Tu un giorno a chiamarci in causa e a dirci: ‘Dov’eri tu o uomo?”.

Davide Carbonaro

Letto 414 volte Ultima modifica il Domenica, 13 Marzo 2022 12:45
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