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Sabato, 23 Aprile 2022 08:54

Faccenda di cicatrici

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Sono sbarrate le porte del cenacolo,  altrettanto quelle del cuore dei discepoli. Piccolo gruppo assopito dal dolore, segnato dalla paura che paralizza e disorienta. Loro l’hanno seguito quel Maestro che riempiva di sogni e di parole autorevoli le strade della Palestina. Viene alla mente quanto pronunciato in quello stesso luogo  la vigilia della passione: Sarete dispersi dentro di voi. Il cenacolo sigillato come la tomba la sera del venerdì, mette insieme la loro umanissima paura. Ma il Vangelo non conosce porte chiuse. Il Primo, l’Ultimo e il Vivente,  possiede le chiavi della morte e degli inferi. Se le porte dell’umanità sono chiuse, le mani del Risorto sono aperte. Segno che precede la Parola, perché l’amore non si dimostra, si mostra. Sono le stesse mani che hanno abbracciato l’uomo ferito, che hanno fasciato i cuori delusi, che hanno indicato la via di Dio. Sono le mani che hanno scritto tra la polvere del suolo il nuovo destino dell’umano vivere.  Il risorto con la stessa fierezza dei bambini, mostra le ferite come medaglie di una vittoria che ha sconfitto la morte e ora abbatte la morte del cuore. Mani disarmate che dicono la Pace possibile.  Non rimanete nelle vostre ferite, accostatele alle mie. Il primo incontro con il Risorto è una faccenda di cicatrici. Mi riguarda, perché passo la mia vita a cancellare le mie. Pasqua mi annuncia una complicità con il divino non perfetto ma ferito come me.  Grazie Tommaso per il tuo ritardo. La tua fatica nel credere è anche la mia. Ti assomiglio, sono gemello a te nel dubbio, ma anche nel dito puntato, questa volta non per giudicare, ma per metterlo nelle piaghe di luce. In ogni Pasqua la Chiesa si riconosce ferita come il suo Maestro e amata dalla misericordia che precede e accompagna. Da quel primo incontro ci vollero otto giorni per essere confermati nella fede. Quegli otto giorni continuano ancora oggi a dirci che è tutto vero, che non è una favola.  Enti in punta di piedi e senza clamore tra porte chiuse e cuori dubitanti, tu, che hai la chiave della vita. Ci sei! E questo mi basta. Ci sei nelle mie fatiche, nei ritardi, nelle assenze. Ci sei dove l’uomo muore e, dove l’ultima parola è la tua: “Sono Risorto e sono sempre con te!”.

Davide Carbonaro

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