L’Avvento: tempo di salite, di occhi spalancati, di vesti che non si logorano. Rivestitevi di Cristo, ricorda Paolo alle prime comunità. Vestire la nudità per proteggersi dalle intemperie del male? No! Per cambiare pelle, per risplendere di luce che la divina promessa del veniente, accende nel cuore degli uomini. Siate pronti! A cosa? Alla normalità! E’ nei ritmi del quotidiano vivere che Dio viene, come al tempo di Noè: mangiavano e bevevano, erano felici. Avvento, è riconoscere Dio nelle realtà dei nostri giorni. Egli ci visita dentro le nostre storie di vita. Raccoglie il grido di un’umanità che ancora si piega all’arte della guerra. Perdente, su Dio che vuole artigiani di pace, coltivatori di una terra che apre le zolle al grano non al sangue. Dove sta il problema della generazione di Noè, la quale non è molto lontano dalla nostra? “Non si accorsero di nulla”. Non accorgersi che la vita ti raggiunge e ti supera, che non basta abitare uno spazio, un tempo, una cultura e pretendere di esaurire lì l’esistenza. Accorgersi è verbo inclusivo, è tenere lo sguardo orientato non su di sé, ma sull’altro. Accorgersi dei vari Noè, dei profeti, che fanno e dicono cose lontane dalle nostre preoccupazioni e progetti. Accorgersi che la felicità sta ad un passo da te. Preparati! Altro verbo da coniugare con la vita in questo tempo di attesa. Preparati ad ascoltare una voce che non è solo la tua, che non ti fa dire in una sorta di alibi esistenziale: “Io non sono come gli altri”. Dio è bizzarro ci salva a modo suo, non come pensiamo noi. Ci salva insieme, rispettando e amando le nostre individualità. Poi arriva il grande diluvio: la guerra, la crisi sociale ed economica, i sistemi totalitari che pensavamo superati. Grazie Noè-Gesù, siete voi la barca che non fa acqua, ma raccoglie figli. Costruita con il duro legno della nostra terra. Adagiata sul monte intravisto da Isaia, sul quale saliranno tutte le genti per lodare il nome dell’Altissimo. Avvento è porta spalancata su Dio e sull’uomo che si cercano, si perdono e si ritrovano: “Uno sarà preso l’altro lasciato”. E’ nostalgia di un canto nuovo che affiora dalla voce di questa nostra umanità.
Davide Carbonaro