Giovanni è in carcere. Per lui, profeta troppo prematuro per diventare discepolo ed ultima parola che fa appello alla coscienza d’ Israele, comincia il tempo delle domande, uguali alle nostre. E se mi sono sbagliato? E se non è questa la via? Tutto sembra contraddire il cuore. Ma da quel buco oscuro del Macheronte, nell’arido deserto dove Giovanni aveva gridato l’avvento del Messia, si fa spazio la domanda che cerca risposte: “Sei tu, o dobbiamo aspettarne un altro?”. Il dubbio come una voragine viene a sgretolare la scorza dura dell’asciutto profeta che grida tra le rive del Giordano. Per di più, i suoi discepoli, accendono nel cuore il sospetto, padre di ogni divisione interiore: Sai, quello che hai battezzato, battezza al posto tuo! Giovanni rimane forte, ma si lascia attraversare dal dubbio. Il dubbio del profeta. Ogni dubbio, anche i nostri, maturano nella pazienza e nella costanza. Poi, in modo inaspettato si aprono strade. E Giovanni è profeta delle strade aperte, degli orizzonti vasti del deserto, luogo della Parola che guida, della presenza che attrae. Gesù non sfiducia l’amico, noi l’avremmo fatto. Lui conosce bene l’instillatore di sospetti, lo ha affrontato nell’arido deserto e lo ha lasciato senza risposte. Neanche a Giovanni dà una risposta. Consegna un Vangelo antico e sempre nuovo. Fatto di ciechi che recuperano la vista, di zoppi che camminano, di morti che risuscitano. Quanto è lontano il Battezzatore da questo sogno di guarigione e resurrezione dell’umano, che descrive i tratti della misericordia divina sul volto di Gesù. Quel volto lo ha visto presentarsi confuso tra i penitenti sulle rive del Giordano. Lui è stato testimone della voce che lo proclamava Figlio. Lui stesso, lo ha indicato ai suoi discepoli come colui che porta su di sé il peccato del mondo. Giovanni ha mostrato parole e gesti non suoi. Servizio sempre autentico della profezia. Ora, mentre i discepoli vanno a riferire, Gesù pronuncia il più alto elogio mai detto di un figlio della terra: “Giovanni è il più grande tra i nati di donna”. Ma la misura del Regno non sta nella grandezza delle cose che faccio o che dico, ma nella piccolezza del nascondimento e del dono. Questa risposta va maturando nel cuore di Giovanni e nel nostro. La fede è piccola cosa, come il granellino di senape che cresce. Basta! Con il grido rivolto ai potenti. Dio comincia dagli ultimi, dai piccoli della storia, il lievito del Regno, i pazienti seminatori di speranza.
Davide Carbonaro